IKONOS Adamello ottobre 2007

CARIPANDA - CAmbio climatico e Risorsa Idrica nel PArco Naturale Dell’Adamello

Informazioni

Dati generali

Bando

Gestione sostenibile delle acque (2006)

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Titolo

CARIPANDA - CAmbio climatico e Risorsa Idrica nel PArco Naturale Dell’Adamello

Localizzazione
  • Ghiacciaio dell'Adamello (Comuni di Edolo, Saviore dell'Adamello, Ponte di Legno)
Provincia

Brescia

Date

Avvio: 28/03/2007

Conclusione: 23/12/2010

Ente capofila

Comunità Montana di Valle Camonica Piazza Tassara, 3 - 25043 BRENO (BS) ITALIA

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Importi

Budget progetto 602.258 €

Contributo Fondazione Cariplo 355.000 €

Partner
  • Politecnico di Milano, Dip. DIIAR (CIMI) - Resp. Prof. R. Rosso
  • Università degli Studi di Milano, Istituto di Fisica Generale Applicata - Resp. Prof. M. Maugeri
  • Università degli Studi di Milano, Dip. di Scienze della Terra - Resp. Prof. C. Smiraglia
  • ARPA Lombardia - Resp. Dott. E. Zini
  • Università di Brescia, Dip. Ing. Civile - Resp. Prof. R. Ranzi

Descrizione del progetto

Obiettivi

Il progetto si è proposto di valutare l’evoluzione della disponibilità di risorsa idrica per il sistema Parco dell’Adamello così da fornire un insieme di conoscenze tale da rendere possibile la gestione consapevole dell’evoluzione futura della risorsa idrica. Il progetto ha prodotto uno scenario affidabile per la evoluzione del ciclo idrologico per un orizzonte temporale di medio periodo (circa 50 anni con ipotesi di un raddoppiamento delle emissioni di CO2). Si sono fornite delle stime affidabili in senso statistico delle variabili idrologiche di maggiore interesse, ivi inclusi gli afflussi meteorici pluvio-nivali, la consistenza del manto nevoso e quella della coltre glaciale per tutta l’area del Parco Adamello. Inoltre si sono fornite stime dei deflussi in alveo, atte alla definizione dell’input di risorsa idrica superficiale disponibile per alcune sezioni di deflussi notevoli, definiti in fase di realizzazione del progetto.

Azioni

Le azioni di progetto sono: - coordinamento scientifico ed omogeneizzazione delle attività di progetto; - reperimento, implementazione e validazione degli scenari climatici da modelli di letteratura; - implementazione, calibrazione e validazione dei modelli idrologici nivo-pluviali; - simulazione delle serie di lungo periodo utilizzando la forzante idrologica dai modelli di letteratura opportunamente disaggregati; -organizzazione e sviluppo di una campagna di misura nivometrica, in collaborazione con l’U.O. ARPA (Dott. Zini); - reperimento delle serie storiche, a risoluzione mensile e ove possibile giornaliera, di variabili meteorologiche (termometria, pluviometria e, ove possibile, nivometria); analisi delle serie e controllo di consistenza ed analisi trend; - pazializzazione delle serie termometriche e pluviometriche mensili dell’area del Parco dell’Adamello, allo scopo di ottenere la climatologia (in termini di andamento medio del trentennio climatologico di riferimento 1961-1990) delle temperature e delle precipitazioni della zona interessata dal progetto CARIPANDA; - studio delle proprietà spazio-temporali delle variabili meteorologiche (temperature e precipitazioni) a risoluzione giornaliera, di interesse per la disaggregazione (downscaling) statistica, ossia per la calibrazione locale delle proiezioni climatiche fornite dai Modelli Climatici Globali; - preparazione delle serie di proiezioni future di temperature e precipitazioni per l’area del Parco dell’Adamello (serie climatiche 1961-2050 o, ove necessario 1961-2100) volte a rappresentare le condizioni d’ingresso (input) dei modelli idrologici dell’area; stima da satellite delle aree innevate e glaciali; - acquisizione ed utilizzo di immagini ad alta risoluzione per la valutazione della volumetria glaciale tramite metodi stereoscopici; - campagna di misura delle proprietà del manto nevoso, di concerto con l’U.O. di Milano POLIMI (Prof. Rosso); - valutazione dei volumi idrici sotto forma nivale; - analisi di campo delle proprietà glaciologiche e del detrito glaciale; -installazione e gestione di strumenti di misura glaciologici ed idrometrici; - raccolta e preparazione dati di ingresso per i modelli di deflusso glaciale, di concerto con l’U.O. di Brescia (Prof. Ranzi); - raccolta di dati glaciologici di campo, di concerto con l’U.O. di Milano UNIMI (Prof. Smiraglia); - valutazione delle proprietà di riflettività (albedo) della componente nivo-glaciale tramite sensore remoto (TERRA ASTER); - uso dei dati rilevati per l’implementazione e calibrazione di un modello di deflusso nivo-glaciale.

Risultati

Il lavoro condotto nell’ambito del progetto CARIPANDA, qui presentato in sintesi, ha prodotto una notevole mole di informazione, e risultati di sicuro interesse. Fra i primi progetti ad investigare le possibili conseguenze del cambio climatico atteso nell’ambiente Alpino Italiani, il progetto CARIPANDA, lungi dal fornire indicazioni conclusive, soprattutto in vista dell’orizzonte temporale investigato, ha però sicuramente fornito spunti di riflessione importanti per la discussione sulle future tendenze dell’idrologia Alpina, e sulle relative strategie di adattamento. Gli studi di campo condotti nell’ambito del progetto hanno portato a risultati robusti ed accurati rispetto alla risposta degli apparati glaciali all’andamento della situazione climatica nel recente passato (ultime 5 decadi) e nel presente. Gli studi climatologici e nivologici su base locale hanno altresì evidenziato come si sia osservata una recente (i.e. ultimi cinquant’anni) modifica del clima e della fase criosferica dell’acqua di origine atmosferica, con uno incremento osservabile della fase liquida (pioggia) a scapito della fase solida (neve), rilevante soprattutto alle quote intermedie (1000-2000 m asl). Il driver atmosferico principale per tale variazione e senza dubbio la temperatura, chiaramente accresciuta in tutta l’area, comprese le quote a forte presenza nivale stagionale. Meno certo è l’effetto della precipitazione complessiva. Le misure strumentali sembrano indicare un incremento della precipitazione poco significativo, e persino una diminuzione alle quote maggiori. L’analisi della letteratura internazionale sull’argomento mostra nella sostanza una situazione ambigua nella regione Alpina Italiana, poiché si evidenzia una Regione Nord-Occidentale con aumento delle precipitazioni nelle ultime decadi, opposta ad una regione Sud-Orientale ove le precipitazioni sembrano in lieve diminuzione. L‘area di studio investigata qui si trova in sostanza sulla regione di confine tra queste due macro-aree, e la discriminazione dei trend risulta più complicata. La massima incertezza risiede quindi nell’esatto ammontare dell’input atmosferico di precipitazione. Ove si utilizzi un input di precipitazione sostanzialmente costante per il futuro, i deflussi attesi, ossia la risorsa idrica disponibile per il futuro, tendono a mantenersi in sostanza poco più bassi dei livelli attuali, con lievi diminuzioni nel periodo primaverile ed estivo, dovute ad un incremento dell’evapotraspirazione, dovuto alle temperature più elevate. Ove si considerasse, secondo gli scenari delineati dai modelli climatici a scala globale (qui il modello NCAR-PCM, che secondo la nostra analisi meglio rappresenta l’area di interesse), un notevole aumento della precipitazione totale (dovuto ad un fenomeno di forte tropicalizzazione del clima secondo gli scenari disponibili), si osserverebbe un notevole aumento dei deflussi, soprattutto nella stagione autunnale ed al disgelo (per via dell’accresciuto input nivale alle quote maggiori). Ovviamente, le proiezioni qui fornite possiedono solo il valore di una prima esplorazione delle possibili condizioni idrologiche future, e non costituiscono uno strumento previsionale, se non di larga massima, ed affetto da notevoli incertezze. Tale approccio andrà raffinato, considerando nuovi modelli (p.es. il modello CCSM3, solo di recente introdotto, con una maglia più fine rispetto ai modelli considerati finora), ed anche differenti scenari (diversi dallo scenario A2 qui). Test ulteriori andranno condotti rispetto alla sensitività dei risultati rispetto alla parametrizzazione dei modelli idrologici riguardo ai fenomeni base del ciclo idrologico (p.es. la parametrizzazione dei fenomeni evapotraspirativi, di grande importanza per la descrizione del ciclo idrologico). Per il futuro, si possono quindi auspicare ulteriori studi, condotti principalmente in due direzioni. In primis, si auspicano ulteriori studi, atti a caratterizzare le tendenze delle aree nivoglaciali con attenzione in particolare con studi campo indirizzati alla valutazione dell’evoluzione degli apparati glaciali, ed alla caratterizzazione della distribuzione del manto nivale (con osservazione in locale ed in remoto tramite misura dell’aree coperta di neve). Si auspicano poi studi futuri indirizzati alla caratterizzazione di scenari idrologici, tramite l’utilizzo di modelli sempre più raffinati, che a parere di chi scrive permetteranno un affinamento dei risultati qui proposti, ed una riduzione dell’incertezza, comunque sempre presente in qualunque scenario futuro. In conclusione, si è posta con questo progetto una consistente base per la valutazione di scenari futuri della risorsa acqua all’interno di un’area sensibile quale quella del Parco dell’Adamello. Sebbene tali siano da considerare indicativi, permettono ad un potenziale pianificatore di delineare un ventaglio di possibili opzioni per gestire la futura disponibilità di risorsa idrica. Negli anni a venire, le osservazioni dirette permetteranno di capire quali degli scenari applicati qui siano effettivamente più vicini alla reale evoluzione del clima, e di condurre una regolazione fine dei modelli atti a prevedere l’evoluzione della risorsa idrica, ed a prevedere le adeguate contromisure. Le metodologie e gli strumenti qui utilizzati sono promettenti e permetteranno ulteriori sviluppi a breve e medio termine, e si auspica che venga concessa agli scienziati che si occupano delle problematiche qui trattate la possibilità di condurre ulteriori e più approfonditi studi sulla distribuzione attesa della risorsa idrica sull’area in esame, ed in generale sulle Alpi Italiane.

Valutazione complessiva del progetto

La forzante atmosferica principale del cambiamento climatico è senza dubbio la temperatura, chiaramente accresciuta in tutta l’area, che ha determinato un incremento osservabile della fase liquida (pioggia) a scapito della fase solida (neve), rilevante soprattutto alle quote intermedie (1000-2000 m asl) e dalla riduzione degli apparati glaciali nel recente passato.Meno certo è l’effetto della precipitazione complessiva. Le misure strumentali sembrano indicare un incremento della precipitazione poco significativo, e persino una diminuzione alle quote maggiori, mentre i modelli climatologici utilizzati prevedono un aumento da lieve a consistente (10%-30%) da qui al 2050. A tale incertezza corrisponde un’ampia variabilità della risposta idrologica attesa. Le proiezioni qui fornite possiedono solo il valore di una prima esplorazione delle possibili condizioni idrologiche future e non costituiscono uno strumento previsionale, se non di larga massima, affetto da notevoli incertezze.Negli anni a venire le osservazioni dirette permetteranno di capire quali degli scenari applicati qui siano effettivamente più vicini alla reale evoluzione del clima, di condurre una scelta dei modelli atti a prevedere l’evoluzione della risorsa idrica e di prevedere le adeguate contromisure.

Punto di forza:

  • il lavoro condotto nell’ambito del progetto CARIPANDA ha prodotto una notevole mole di informazione, e risultati di sicuro interesse. Fra i primi progetti ad investigare le possibili conseguenze del cambio climatico atteso nell’ambiente Alpino Italiani, il progetto CARIPANDA, lungi dal fornire indicazioni conclusive, soprattutto in vista dell’orizzonte temporale investigato, ha però sicuramente fornito spunti di riflessione importanti per la discussione sulle future tendenze dell’idrologia Alpina, e sulle relative strategie di adattamento.  Il driver atmosferico principale per tale variazione e senza dubbio la temperatura, chiaramente accresciuta in tutta l’area, comprese le quote a forte presenza nivale stagionale.

Punto di debolezza: 

  • è stato difficile quantificare l'esatto ammontare dell’input atmosferico di precipitazione.

90% EFFICACIA
degli
interventi

Output

Studi e piani per la gestione delle acque superficiali
  • Report finale prodotto 1 Leaflet prodotto 1

Contatti

Ente capofila

Comunità Montana di Valle Camonica Piazza Tassara, 3 - 25043 BRENO (BS) ITALIA

http://www.parcoadamello.it/

info@parcoadamello.it

Partner
  • Politecnico di Milano, Dip. DIIAR (CIMI) - Resp. Prof. R. Rosso
  • Università degli Studi di Milano, Istituto di Fisica Generale Applicata - Resp. Prof. M. Maugeri
  • Università degli Studi di Milano, Dip. di Scienze della Terra - Resp. Prof. C. Smiraglia
  • ARPA Lombardia - Resp. Dott. E. Zini
  • Università di Brescia, Dip. Ing. Civile - Resp. Prof. R. Ranzi

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